“Quando si parla di Alea, le parole del segretario del Pd forlivese, Daniele Valbonesi, risultano sempre stonate.Capo di quel partito che un tempo, a Forlì, ha spianato la strada all’apertura dell’inceneritore e unico amministratore del territorio rimasto fedele alla multiutility di HERA, Valbonesi si permette di parlare di cose che non lo riguardano e che, soprattutto, non conosce.
Esterna giudizi (peraltro non richiesti) rispetto a un modello di gestione dei rifiuti che ha respinto, entra nel merito di nomine che non gli competono perché parla da segretario di partito ma si dimentica di essere sindaco di un comune estraneo al progetto di Alea.
Nell’essere distante dalle logiche, dall’esperienza, dai benefici e dai meccanismi di gestione del nuovo modello di raccolta dei rifiuti che investe 13 comuni del forlivese, Valbonesi deve tenere bene a mente che per invocare il principio della condivisione e del confronto nelle nomine del nuovo Cda, bisogna trovarsi nella posizione più giusta per farlo. Che non è sufficiente elogiare all’occorrenza gli ottimi risultati di Alea, il virtuosismo dei suoi utenti e il perseguimento di buone pratiche in ambito ambientale per “pretendere”, da spettatore, la predisposizione al dialogo e al confronto.
Soprattutto quando, a parti invertite, non si è mai praticato nessuno dei due principi. Gli consiglio quindi di concentrarsi sulle sue scelte, su Hera, sulle dinamiche del suo comune e di evitare di esprimersi rispetto a una società che non conosce, che non ha contribuito a creare e di cui, come amministratore pubblico, non fa parte. Rispetto al metodo, alle competenze e alle capacità delle persone che compongono il nuovo cda, non c’è dunque giudizio più fuori luogo e inopportuno del suo.
Solo quando il Comune di Santa Sofia, con il suo sindaco e segretario territoriale del Pd, deciderà di sposare il modello di Alea abbandonando quello di Hera, si potrà ragionevolmente definire un confronto alla pari. Non prima. Non con chi non ne ha diritto.”
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