Il pentastellato vicepresidente e assessore all’Ambiente, Territorio e Sicurezza del X Municipio di Roma, Alessandro Ieva, ha postato sul proprio profilo Facebook un’immagine che ritrae Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini mentre si stanno scattando un selfie davanti a una vittima. A corredo della foto, ecco il suo commento: “Rabbrividisco solo al pensiero se l’emergenza covid19 l’avessero gestita loro. (fotomontaggio provocatorio dal web) Iniziamo a fare delle riflessioni.”
Sono più 33mila i morti che l’Italia piange con il Governo giallo-rosso. Uomini e donne che hanno combattuto contro il Covid ma che non ce l’hanno fatta, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore e nell’anima di questo Paese. Morti che sono stati portati via dagli ospedali di Bergamo e caricati nei camion dell’esercito perché i forni crematori era pieni. Pieni di altre vittime e di altro dolore. Una sofferenza che ci rende tutti uguali e tutti fragili.
È in questi momenti di dolore e di morte che parole come quelle di Alessandro Ieva, lasciano scie di nausea e rabbia. Perché non trovano alcuna giustificazione, ma solo sconcerto. Perché sono il frutto di una politica che non guarda in faccia nessuno. Sono la manifestazione di un Paese che gira al contrario, che sbertuccia gli avversari soltanto per il gusto di farlo e non rispetta i morti. Sono delle lame di rasoio che si fanno beffa degli sforzi di un’Italia che resiste, in mezzo all’inferno.
E allora chiedi scusa Alessandro. Non alla politica, non alla Lega, non a Forza Italia e nemmeno a Fratelli d’Italia. Chiedi scusa alle vittime del Covid, alle loro famiglie, a chi ha pianto i propri morti nella solitudine di una camera d’albergo. Chiedi scusa ai medici dei nostri ospedali, agli infermieri, agli operatori sanitari delle terapie intensive che hanno visto la morte in faccia e sostenuto turni di lavoro infernali. Chiedi scusa ai nostri anziani, che nelle case di riposo hanno lottato contro il virus. Chiedi scusa a chi di loro ha perso.
Chiedi scusa all’Italia, Alessandro. Perché è tutto vero, e tu sei un imbecille.