“È un Pd in forte imbarazzo, che si arrampica sugli specchi, per tentare di recuperare l’irrecuperabile e difendere l’indifendibile quello che si scorge tra le righe del comunicato stampa sottoscritto dalla consigliera regionale Lia Montalti, e dal gruppo consiliare del PD forlivese.Un Pd che, sin dal 2014, è stato protagonista assoluto di questa vicenda, sottoscrivendo, nel 2015, la famosa convenzione sulla cava di Vecchiazzano deliberata dalla maggioranza consiliare di allora (a traino Pd), al cui art.17 è previsto lo spostamento dell’impianto di Magliano solo ed esclusivamente una volta decorsi 6 anni a partire dal rilascio dell’autorizzazione per la nuova apertura della cava di Vecchiazzano.
Convenzione che, è bene ribadirlo, è stata nuovamente ratificata dal consiglio comunale di Forlì nel 2018, con l’adozione del PAE 2016-2026, votata dalla maggioranza di allora e dai suoi consiglieri, tra i quali la stessa Valentina Ancarani che di recente, per motivi poco chiari ma facilmente intuibili, ha votato, nella sua veste di consigliera provinciale, una mozione in contrasto con l’approvazione del medesimo PAE. Anche questi sono i misteri della politica.
Va detto, inoltre, che emerge non poca confusione nelle dichiarazioni della collega regionale Lia Montalti quanto dice che le condizioni del sito di Magliano, in questi ultimi 7 anni, sarebbero mutate e che la Regione, a riguardo, avrebbe manifestato diffuse e fondate criticità. Cosa tutt’altro che vera. La Regione Emilia Romagna, infatti, tramite il Dott. Enzo Valbonesi, responsabile del servizio parchi e foreste, ha rilasciato per ben due volte (sia nel 2018 che nel 2019) l’atto di assenso e il contestuale parere favorevole al piano delle attività estrattive del Comune di Forlì non rilevando, peraltro, alcuna pericolosa incidenza per la conservazione del SIC “Meandri del fiume Ronco” (un inciso; gli 8000 mq sui quali insiste l’area oggetto di escavazioni, a fronte dei 232 ha, corrispondono allo 0,03 % del SIC).
Non ci sono, dunque, problematiche effettive o rischi certificati per l’incolumità delle specie protette e la tenuta dell’ecosistema circostante. Anche in questo caso, è curioso rilevare come chi ha autorizzato la cava non più di un paio di anni fa, sia la stessa persona che oggi, mutate le condizioni politiche e di governo della città, manifesta focosamente per la sua chiusura. Delle due l’una, o l’atto della Regione è viziato, e chi lo ha firmato deve assumersene la responsabilità, oppure tutta questa bagarre politica sul futuro della cava è puramente strumentale.
C’è poi un altro aspetto di cui i consiglieri del partito democratico, ad ogni livello, si riempiono la bocca senza alcuna cognizione di causa. Sto parlando infatti della fase preventiva all’adozione del PAE del 2018 in cui si sarebbe potuto e dovuto prevedere un percorso di concertazione istituzionale tra i quartieri, i residenti, le associazioni di categoria e i portatori di interesse per evidenziare eventuali anomalie ed incongruenze al piano stesso. Cosa che non è stata fatta e che non può certamente essere effettuata a posteriori, quando ormai le forme per evidenziare rilievi sono specificatamente normate attraverso la sola possibilità di depositare osservazioni formali e non vincolanti.
Per concludere, lo abbiamo già detto ma lo ribadiamo: quella di Magliano non è una nuova cava ma il completamento di un percorso estrattivo tenuto in sospeso per ben 20 anni. Un progetto redatto dalle precedenti Amministrazioni, approvato e riapprovato per ben 2 volte, senza che nessuno, Pd, Europa Verde o chicchessia esprimesse alcuna riserva. Nel rinnovare piena fiducia all’Ass.re Giuseppe Petetta, a tutta la Giunta e agli uffici tecnici del Comune di Forlì, consiglio infine agli esponenti del Partito Democratico di sforzarsi di fare un’opposizione seria e motivata, libera dai pregiudizi e coerente con le proprie scelte.”