Complessivamente sono 141 gli operatori socio sanitari assunti, dall’Ausl di Romagna, in regime di precariato per far fronte all’emergenza covid negli anni 2020 e 2021. Di questi, solo 62, ovvero meno della metà, sono stati stabilizzati negli ospedali del comprensorio, sottoscrivendo un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
“La strada da intraprendere” – commenta Pompignoli che ha ottenuto questi dati dalla Direzione Sanitaria dell’Ausl di Romagna – “è quella del superamento del precariato ad ogni livello. La sanità pubblica ha bisogno anche di questi preziosi operatori per migliorare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e smaltire le liste d’attesa. In quest’ottica, non possiamo permetterci alcun un passo indietro. Il potenziamento delle dotazioni organiche della sanità resta infatti un obiettivo fondamentale per dare risposte concrete ed efficaci alle collettività locali, tutelando i percorsi legati alla copertura del turn over. Garantire certezze lavorative a queste persone, inoltre, rappresenta il giusto riconoscimento per coloro che hanno contribuito con grande sacrificio a combattere l’emergenza pandemica”
Ad oggi, sempre secondo il riscontro fornito dall’Ausl di Romagna, sono 53 gli OSS assunti con contratti di lavoro a tempo determinato con causale “Covid”.
“Numeri che ancora non ci convincono e che non lasciano ben sperare per il futuro della sanità pubblica. I tagli lineari del passato non possono essere replicati. La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo investire in maniera importante in questo settore e che non si possono curare le persone senza personale e senza risorse. È questa la strada da seguire per mantenere ben saldo il perno della sanità pubblica” – conclude Pompignoli – “migliorare i servizi al cittadino e riconoscere i giusti diritti al personale sanitario impegnato in questi ambiti
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