“Com’è noto” – ricorda il consigliere regionale Massimiliano Pompignoli – “l’incremento costante dei casi COVID-19 comporta una maggiore difficoltà per i Dipartimenti di Sanità Pubblica ad effettuare tempestivamente, e nei tempi richiesti, i test molecolari “in entrata e in uscita” per confermare o meno le positività rilevate a seguito di test rapidi antigenici.
Per alleggerire il carico di lavoro degli hub vaccinali e dare immediato riscontro ai cittadini, la Regione Emilia-Romagna ha di recente definito, con propria circolare e in ottemperanza alle disposizioni ministeriali, che in presenza di esiti positivi risultanti da test rapidi antigenici, non è più necessario confermare la diagnosi con test RT-PCR e, dunque, si procederà direttamente da parte dei Dipartimenti di Sanità Pubblica alla presa in carico del caso.”
“Questo provvedimento ha senza dubbio sortito l’effetto di accelerare il percorso di tracciamento del virus, sgravando parzialmente di lavoro i nostri sanitari. Tuttavia” – aggiunge Pompignoli – “ciò non si è dimostrato sufficiente per evitare lunghe file ai drive through, attese snervanti ai centri vaccinali e ritardi di intere giornate nella comunicazione dell’uscita dalla quarantena. Sono sempre più numerosi, infatti, i casi di cittadini a cui viene fissato l’appuntamento per l’effettuazione del tampone molecolare in uscita anche quattro o cinque giorni dopo la fine del periodo vigente di quarantena. Con il risultato di dover rimanere isolati più a lungo del periodo previsto per legge.
La Regione Toscana, sul punto, ha recentemente previsto che anche il periodo di fine quarantena possa essere determinato (anche) dall’esecuzione di un test antigenico rapido, in luogo quindi di quello molecolare.”
“Questa possibilità, ovvero il riconoscimento ‘in uscita’ della validità dell’esito del test rapido effettuato in farmacia o di quello antigenico laboratoriale” – conclude Pompignoli – “consentirebbe un alleggerimento della pressione sulle strutture ospedaliere della nostra Regione in ordine all’esecuzione di tamponi molecolari, anche dal punto di vista burocratico ed amministrativo, e diminuirebbe il tempo di rientro “in società” delle persone coinvolte, con evidente minor aggravio per le stesse, sotto tutti i punti di vista (lavorativo/professionale, scolastico/educativo, ecc.).”
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