Massimiliano Pompignoli

I boia della Sea Watch

Carola Rackete – Sea Watch

Vi ricordate la vicenda della nave Sea Watch, quella della comandante tedesca Carola Rackete, che lo scorso anno forzò il ‘posto di blocco’ della Guardia di Finanza al largo delle coste di Lampedusa per poi sbarcare illegalmente in Italia? 

Beh, oggi possiamo dire che trasportava tre extracomunitari che di mestiere facevano i torturatori nei centri di detenzione libici.

Si tratta di Mohamed Condè, detto Suarez, 22 anni della Guinea, Hameda Ahmed, 26 anni, egiziano e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni accusati di torture, violenza sessuale, associazione a delinquere, tratta di esseri umani e omicidio. Tutti e tre erano stati riconosciuti da altri migranti al momento dello sbarco in Italia e segnalati subito dopo alle Autorità italiane di giustizia che ne hanno provveduto al fermo lo scorso 16 settembre, presso l’hotspot di Messina. 

Oggi il Gup di Messina, con giudizio abbreviato, li ha condannati a 20 anni di carcere ciascuno. Una notizia passata in sordina in queste settimane di emergenza epidemiologica ma che risulta drammatica nella sua natura e soprattutto nelle sue implicazioni. Una nave battente bandiera olandese ma gestita dall’Ong tedesca Sea Watch non solo è entrata nel porto di Lampedusa violando il divieto intimatogli dalla Guardia di Finanza ma, cosa ancor più grave, aveva a bordo tre criminali senza scrupoli che hanno tentato di spacciarsi come vittime ma che in realtà erano carnefici.

E intanto proseguono senza sosta gli sbarchi di migranti. Anche durante l’epidemia, centinaia di migliaia di migranti hanno continuato a lasciare le coste della Libia e dell’africa settentrionale perché – racconta un operatore delle forze dell’ordine impiegato a Lampedusa – «dicono che scappano dal Covid e che vengono in Italia perché sono venuti a conoscenza che ora possono essere regolarizzati».

Non ci resta che sperare che a bordo di queste navi ci siano solo santi e profeti. Perché con la Sea Watch non ci andò così bene.