Il Governo giallo rosso fa il tifo per gli sbarchi. Continuano in questi giorni le processioni di Ong che scaricano clandestini, infetti e non, sulle nostre coste.
Ieri sera a Porto Empedocle è cominciato lo sbarco dei 180 migranti della Ocean Viking provenienti da 12 Paesi differenti: il gruppo più numeroso, 60 persone, dal Bangladesh, 46 dal Pakistan, 17 dall’Egitto, 16 dalla Tunisia, 11 dall’Eritrea e altrettanti dal Marocco, 7 dal Sudan, 6 dal Ghana, 3 dal Camerun, uno ciascuno da Costa d’Avorio, Mali e Nigeria.
Gente che non fugge da guerre e persecuzioni ma che semplicemente è in cerca di condizioni di vita più vantaggiose e di un posto dove stare. Immigrati economici che l’Italia non è in grado di assorbire perché satura di clandestini e di assistenzialismo. Gente che una volta sbarcata in Italia resta per qualche mese nei centri di accoglienza, si barcamena, cerca di vivere nella legalità, fallisce e tira a campare a forza di espedienti. Donne, uomini e minori che nella maggior parte dei casi scivolano nei liquami della microcriminalità e diventano emergenza sociale e povertà diffusa. Fantasmi delle periferie metropolitane che vivono per strada o nei casermoni alveari dell’edilizia popolare, campano di sussidi, di sostegno pubblico e, nei fatti, non si integrano. Perché non ci sono le condizioni, e perché non vogliono crearle. Persone ghettizzate per scelta e per interesse, aggrappate alla propria cultura e alla propria religione fino a diventare intolleranti e a respingere chi li ospita.
Negare l’approdo di queste navi cariche di disperati non è una questione di razzismo o di destra, è una forma di dignità e di rispetto per l’Italia e gli italiani. È la presa di coscienza che tranne il verificarsi di casi eccezionali, a condizioni particolari disciplinate dal diritto internazionale, violare le acque di qualsiasi Paese civile e democratico è illegale e ingiustificabile. Non è difficile. È di buon senso.