Dalla battaglia per la libertà dei clandestini al mantra dell’ecologismo il passo è breve. Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 che trasportava immigrati irregolari, diventata beniamina della sinistra radical chic dopo aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza italiana a Lampedusa, è finita sotto custodia delle forze dell’ordine tedesche.
Dalla fine di settembre, infatti, la signorina Rackete riciclatasi ecologista e vestita da pinguino si trovava accampata insieme ad un gruppo di manifestanti nella foresta di querce centenarie di Dannenröder (Germania centrale) al fine di scongiurarne l’abbattimento. Peccato che dopo aver intralciato i lavori e lanciato fumogeni, gli attivisti, trincerati in alcune tende, sono stati prelevati dalla polizia tedesca e messi in stato di arresto.
Bisogna dire che Carola, a casa sua, non è stata così fortunata come in Italia. In Germania infatti le cose vanno diversamente e per chi sgarra c’è la galera. Non oso immaginare se invece tutto questo fosse successo in una qualche foresta del nostro Paese. L’acerrima nemica di Salvini avrebbe sicuramente raggranellato la solidarietà trasversale di tutta la politica di sinistra, ivi compresi i meno vocati alla crociata ambientalista.
Ma si sa, il nostro, per certi aspetti, è un Paese che gira all’arrovescio.
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