Il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Pompignoli, interviene con coraggio sull’istituzione del referendum per l’abrogazione della caccia su tutto il territorio nazionale e sulla raccolta firme, in corso in questi giorni, su proposta del “Comitato referendum sì aboliamo la caccia”.“Capisco che parlare di caccia per difenderne l’esercizio nei limiti di legge, risulti per la politica e le istituzioni scomodo ed impopolare” – dichiara Pompignoli – “ma la verità è che troppo facile, per chi naviga nel pregiudizio, cavalcare l’onda del dissenso e imputare ai cacciatori le origini di ogni tipo di violenza. Al netto di chi la osteggia o di chi la incoraggia, è giusto fare chiarezza su alcuni punti e riconoscere alle persone che esercitano questa attività non solo colpe, ma anche meriti.
La caccia non è infatti solo l’abbattimento di un animale selvatico nei limiti e nel rispetto delle disposizioni nazionali e dei calendari regionali. Una simile definizione è riduttiva e fuorviante del ruolo dei cacciatori. Bisogna avere il coraggio di dire che la caccia è un’attività strategica per il mantenimento degli equilibri del nostro ecosistema, per il contenimento del rischio idrogeologico e il monitoraggio della fauna selvatica.
Bisogna essere consapevoli che se non fosse per i piani di controllo e per le attività di pulizia di fossi, strade e sentieri poste in essere gratuitamente dai nostri cacciatori, le campagne e le aree di montagna di questa regione scivolerebbero nell’incuria e nell’abbandono. Se non ci fossero i cacciatori con il prelievo selettivo di alcune specie, le nostre città verrebbero invase da decine di ungulati (basti vedere cosa sta succedendo a Roma). Aumenterebbero gli incidenti e le richieste di risarcimento del danno.
Per gli agricoltori e i proprietari di allevamenti nelle nostre colline, l’assenza di un controllo capillare della fauna selvatica implicherebbe l’abbandono e la perdita delle colture. Non è dunque l’abrogazione dell’attività venatoria la panacea di tutti i mali. I cacciatori sono persone che amano il territorio e la comunità a cui appartengono e con cui si può e si deve ragionare utilizzando il buon senso e il rispetto reciproco. È attraverso il confronto di opinioni, anche divergenti, che si può raggiungere una giusta intesa nell’interesse della collettività. Non tramite lo scontro e il pregiudizio”.