Ad oggi sono 76 i posti letto di terapia intensiva dislocati nei 4 ospedali della Romagna: 26 al Santa Maria delle Croci di Ravenna, 25 agli Infermi di Rimini, 17 al Bufalini di Cesena e 8 al Morgagni Pierantoni di Forlì.
È questa la premessa dell’interrogazione del consigliere regionale Massimiliano Pompignoli sulla futura rimodulazione dei posti di terapia intensiva in Romagna.
“Con il Programma Regionale Covid-19 Intensive Care adottato con delibera regionale dello scorso 20 aprile, nasce nella nostra Regione una rete di terapie intensive caratterizzata da ulteriori 146 posti letto distribuiti negli ospedali di Parma, Modena, Bologna e Rimini pensati per l’assistenza a pazienti COVID ma sempre utilizzabili per affrontare un futuro scenario di emergenza. Per quanto riguarda l’ambito dell’Ausl di Romagna, la Regione ha deciso di concentrare la dotazione aggiuntiva di 34 posti letto di terapia intensiva esclusivamente a Rimini, presso l’ospedale degli Infermi. Questo tipo di scelta, oltre ad essere stata assunta senza il dovuto, necessario e preventivo coinvolgimento dei Sindaci capoluogo di Provincia di Ravenna, Forlì e Cesena, non solo non risponde all’esigenza di garantire il giusto equilibrio tra nosocomi ma si prefigura come l’anticamera di un potenziamento strutturale della rete di terapia intensiva degli Infermi di Rimini a discapito delle altre strutture”.
Per il consigliere Pompignoli “si tratta di una forzatura che crea pericolose disparità. Quello che invece si dovrebbe promuovere è uno sviluppo armonico di tutta la terapia intensiva romagnola che tenga conto delle diverse tipicità ospedaliere.”
Per questa ragione, si legge nell’interrogazione appena depositata dal leghista, la Giunta Bonaccini “dovrebbe rivedere il Programma Regionale Covid-19 Intensive Care per quanto concerne la scelta, nell’ambito dell’Ausl di Romagna, di concentrare nell’ospedale degli Infermi di Rimini la dotazione aggiuntiva e strutturale di 34 posti letto di terapia intensiva, privilegiando una distribuzione armonica ed equilibrata in accordo con le Amministrazioni comunali competenti e nel rispetto di ciascuna vocazione ospedaliera.”
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