Qualche giorno fa mi è capitato di essere “interrogato” da un giornalista televisivo sulla sanatoria degli immigrati irregolari contenuta nel tanto atteso Decreto Rilancio. Mi è stato chiesto cosa ne pensavo delle lacrime della Ministra Bellanova e della decisione del Governo Conte di regolarizzare, proprio ora, centinaia di migliaia di extracomunitari che vivono nel nostro Paese senza un regolare permesso di soggiorno.
Non entro nel merito delle esternazioni da soap opera della Ministra Bellanova. Quando fai politica, ed eserciti un ruolo di Governo, non hai il “diritto” di piangere davanti a milioni di persone che attendono la cassa integrazione e fanno la spesa con il buono alimentare erogatogli dal Comune.
Partiamo invece da una constatazione. Gli addetti ai lavori sanno bene che la sanatoria della Ministra Bellanova ricalca, per molti aspetti, quella contenuta nel DL 78/09 convertito nella legge 3 agosto 2009 n.102 del Governo Berlusconi. Per questa ragione, i partiti di maggioranza tendono a trincerarsi dietro la più candida delle giustificazioni: se lo fece la Lega con il Ministro Maroni, perché dovrebbe farlo l’intrepida sindacalista renziana alla guida del Ministero delle Politiche Agricole?! Beh, la ragione è duplice e merita un breve approfondimento.
Per prima cosa, nel 2009 quando il Governo Berlusconi decise di intervenire sui meccanismi di emersione dei rapporti di lavoro in Italia, il nostro Paese, l’Europa, il resto del mondo, non era in guerra contro un virus spietato e silenzioso che ha stroncato milioni di vite umane e gettato in situazioni di inedita povertà decine di migliaia di famiglie colpite indirettamente dagli effetti della pandemia. Nel 2009, era tutto diverso e nemmeno lontanamente paragonabile all’emergenza sanitaria con cui ancora ci stiamo confrontando.
C’è, infine, un altro aspetto che fa la differenza: il Governo Conte ha infilato qualcosa che non andava infilato nella sua manovra; una “sanatoria a tempo” per i clandestini senza lavoro. Un permesso di soggiorno provvisorio di 6 mesi per chi si trova irregolarmente in Italia. Cose che il Governo Berlusconi aveva inderogabilmente escluso, considerando l’esistenza di un rapporto di lavoro (regolare o da far emergere) come un presupposto indispensabile per la concessione del permesso di soggiorno.
Tutto questo ci insegna che il tema dell’immigrazione è un sentiero scivoloso, disseminato di insidie, che bisogna saper attraversare con gli strumenti più efficaci ed efficienti. Non c’è spazio per l’improvvisazione. La Ministra Bellanova non solo ha sbagliato il ‘tempo’ della sua sanatoria, ma ha perso un’occasione preziosa per dimostrare che a fondamento del nostro Paese c’è il lavoro e il suo indiscutibile valore aggiunto. E il lavoro, in uno Stato di diritto, non è un ninnolo da sbertucciare, ma un traguardo da raggiungere che ci rende liberi e sovrani.