Con l’ordinanza n. 157 del 7 agosto 2020 è consentita, a decorrere dall’8 agosto scorso, la presenza del pubblico nel limite massimo dei 1000 spettatori all’aperto e dei 200 al chiuso durante gli eventi e le competizioni sportive di interesse nazionale o internazionale di ogni disciplina, all’interno di impianti che garantiscano il contingentamento ed il controllo degli ingressi.
Su specifica richiesta, però, possono essere concesse deroghe al numero massimo di spettatori per specifici eventi di interesse nazionale o internazionale secondo le indicazioni definite dai protocolli Covid.
“Per le partite di calcio la Regione Emilia Romagna ha deciso di non concedere deroghe al numero massimo dei 1000 spettatori e di limitare l’accesso del pubblico alle solo partite delle serie A, B e C della Lega Calcio, previa richiesta da parte delle società per ciascun evento e sulla base di specifici protocolli di sicurezza. Ciò significa che per il calcio dilettantistico le regole sono molto più stringenti. Le partite devono svolgersi a porte chiuse e l’accesso agli stadi è consentito solo agli addetti ai lavori.
Una situazione” – spiega il consigliere regionale Massimiliano Pompignoli – “che in alcuni casi stona con la capienza degli stadi, la natura delle strutture, il numero degli abbonati e la possibilità di far rispettare il distanziamento sociale e l’obbligo di indossare la mascherina.
Il Forlì football club, ad esempio, paga lo scotto di questa evidente discrasia. Uno stadio come il Tullo Morgagni, che gode di una capienza di 3466 posti, divisi tra la tribuna e la gradinata, non è assolutamente equiparabile ad altri campi della serie D. Penalizzarlo nell’accesso di pubblico e tifosi è quantomeno discutibile se si pensa che ci sono squadre di calcio, che gravitano in serie C, che hanno stadi molto più piccoli, dove – in tempi normali – i mille spettatori si raggiungono solo in rare eccezioni.
È evidente quindi che deve essere individuato un altro metodo per consentire o meno lo svolgimento delle partite di calcio, in sicurezza e nel rispetto dei protocolli Covid. Un metodo che metta al primo posto la sicurezza di chi scende in campo, quella dei tifosi e degli abbonati ma anche il buon senso, soprattutto laddove gli spazi, per la loro dimensione e capienza, permettano lo svolgimento di un calcio in presenza”.
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