12 dicembre 2023
In assenza della proroga del Piano faunistico venatorio, i cui dati risalgono comunque al 2018, ci sarebbero ripercussioni non solo sul calendario venatorio in corso di validità ma anche sui piani di controllo approvati e che si dovranno approvare. E’ questo ciò che è emerso quest’oggi in Commissione Politiche Economiche dove era prevista la votazione sul Piano Faunistico venatorio, o meglio, sulla sua proroga di due anni.
Ma partiamo dal principio. Il primo Piano Faunistico venatorio veniva approvato nel lontano 2018 e già allora, per quanto futuristico perché nessuna Regione l’aveva ancora adottato, era già molto limitativo e restrittivo per l’attività venatoria.
“Da allora, sono passati cinque anni e la Regione Emilia – Romagna non è stata capace di aggiornare il Piano e i dati scientifici al suo interno, nonostante le problematiche derivanti dalla Peste Suina Africana, sconosciuta chiaramente nel 2018, finanche fingendo di non avere problemi nemmeno per quanto concerne le specie fossorie, malgrado le chiare evidenze post alluvione” attacca il Consigliere del Carroccio.
“Oggi quindi eravamo chiamati a votare una mera proroga, ma torno a ribadire che era necessario rifare un nuovo piano fondato su maggiori elementi tecnico-scientifici. Anche l’Unione Europea si è ammorbidita sulla “Direttiva Habitat” ma qui in Regione Emilia – Romagna siamo costretti a sottostare ancora ad un parere non vincolante di Ispra e alle indecisioni di una Giunta multicolore, tutt’altro che compatta.
Assistiamo a ricorsi continui da parte delle associazioni ambientaliste ma, comunque, la Giunta preferisce prorogare di due anni un Piano già vetusto all’epoca della prima votazione nel 2018. La domanda viene spontanea: la Regione vuole salvare l’attività venatoria o, piuttosto, vuole salvare le apparenze prorogando così l’adozione del nuovo Piano al dopo elezioni regionali del 2025? Domanda lecita posto che ci troviamo di ad una Giunta e ad una maggioranza politica tenuta in piedi dai partiti dei verdi e degli ambientalisti.”
5 anni sono un tempo lunghissimo per rendersi conto delle proprie lacune e dei propri errori – sottolinea il Consigliere Pompignoli. “Sarebbe stato opportuno coinvolgere le Associazioni Venatorie e gli Istituti Scientifici ma, ancora una volta, prendiamo atto dell’ennesima occasione mancata” – tuona il Consigliere Pompignoli – che conclude ponendo l’accento sul fatto che il voto della Lega non sarebbe stato contrario solo ed esclusivamente per evitare di bloccare l’attività venatoria.
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