Sono molte le perplessità del consigliere regionale della Lega, Massimiliano Pompignoli, sul contenuto e gli obiettivi della riforma regionale sul sistema di emergenza-urgenza che, tra le altre cose, dovrebbe dare vita ai cosiddetti CAU e al potenziamento della telemedicina.
“Cominciamo col dire che, per quanto riguarda la Romagna, questi CAU, salvo poche eccezioni, garantirebbero una copertura h12, e non h24. A Forlì, Cesena, Rimini, Riccione ma anche Faenza, i Centri di Assistenza Urgenza destinati, secondo le intenzioni della Regione, alla gestione delle urgenze a bassa intensità, ovvero i codici bianchi e verdi del pronto soccorso, resterebbero aperti al pubblico solo 12 ore su 24, lasciando evidentemente scoperta buona parte della giornata.
Mi chiedo, dunque, che senso abbia attivare questi centri ponendosi come obiettivo quello di alleggerire il traffico di accessi al pronto soccorso se poi non si è in grado di garantirne una copertura adeguata e funzionale al territorio. La domanda che sorge spontanea è la seguente: nelle restanti 12 ore, quando i CAU sono chiusi, dove dovrebbero recarsi i cittadini per prestazioni e supporti medici che non implicano il ricovero? Al pronto soccorso, ovviamente, dove il problema della forte pressione e dell’elevato numero di accessi per codici minori verrebbe solo parzialmente risolto e limitato a metà giornata.
C’è poi il tema del personale” – aggiunge Pompignoli – “la riforma di Donini è molto fumosa su questo fronte. Se c’è una cosa incontestabile è il fatto che non si trovino più medici di medicina generale e medici del pronto soccorso. Sono curioso di sapere chi ci sarà in questi CAU, perché se l’idea è quella di utilizzare il personale medico del pronto soccorso è evidente che il rischio è quello di depotenziare quest’ultimi presidi.”
Sulla capacità ideale dei CAU di poter riassorbire i codici bianchi – verdi, Pompignoli avanza molti dubbi: “ne faccio soprattutto una questione pratica. Questo progetto si propone, nella migliore delle ipotesi, di cambiare la mentalità delle persone, di traghettarle verso nuovi modelli di gestione delle emergenze dall’oggi al domani, di pretendere che una persona anziana abituata a certi meccanismi e con alcuni punti di riferimento, non vada più al pronto soccorso ma sia in grado, in autonomia, di capire che, per certi traumi, deve recarsi presso il CAU più vicino. Mi sembra una bella favola della buona notte.”
A livello locale, Pompignoli si sofferma poi sul caso forlivese: “i CAU, nell’attuale proposta della giunta Bonaccini, verrebbero attivati in prossimità dei Pronto Soccorsi e presso alcune Case della Comunità o in sedi di Nuclei di Cure Primarie Strutturati dotati degli opportuni requisiti strutturali. Nel primo caso, il nostro Pronto Soccorso è già al collasso di spazi e l’avvio dei lavori per il suo potenziamento è previsto forse in autunno. Quindi dubito che questa per Forlì sia una soluzione, così come non può esserlo la Casa di Comunità, di cui non sappiamo se e quando vedremo la luce. A questo punto chiedo a Donini dove dovrebbe collocarsi fisicamente il CAU di Forlì, perché l’idea di individuarlo in qualche nucleo di cure primarie è letteralmente assurda.”
Il piano di riorganizzazione della rete di Emergenza – Urgenza portato avanti dalla Regione vede poi il rafforzamento della telemedicina. “Nessuno mette in dubbio l’importanza di questa nuova tecnica, ma ci sono territori della Romagna dove la copertura internet e le linee telefoniche funzionano a singhiozzo. In questi comuni, soprattutto in questa fase, non serve la telemedicina, ma presidi fissi e potenziati di assistenza ai cittadini. La risposta ai più fragili e agli anziani non può essere solo la telemedicina, ma punti di primo soccorso concreti dove fare riferimento in caso di bisogno.”
Pompignoli si sofferma anche sul metodo della riforma, “portata vanti con una delibera, che non lascia spazio al dialogo con apposite udienze conoscitive e commissioni e al voto in assemblea legislativa.”
Social Networks