Non risparmiano nulla i 65 migranti ospiti del villaggio Mosè, nella città di Agrigento. Danno a fuoco materassi, lanciano estintori, pezzi di vetro, pietre e ogni altra cosa gli capiti sotto tiro. Le fiamme abbracciano buona parte del centro di accoglienza e si allungano fin sopra le scale antincendio.
Sono circa le 23.00 quando scoppia la rivolta. La situazione esplode dopo una giornata di tensioni, alimentata da un gruppo di tunisini positivi al Covid che non vogliono rispettare la quarantena e finiscono per prendersela con i poliziotti intervenuti per sedare la guerriglia.
Poliziotti che, loro malgrado, diventano bersagli di una vera e propria sassaiola.
Il video, diffuso sui social, non concede attenuanti. La violenza dei migranti non ha limite e investe ogni cosa. Gli stranieri incendiano un materasso e poi lo scagliano contro le Forze dell’Ordine. Feriscono tre agenti del reparto mobile di Palermo e scappano per le strade di Agrigento.
Tutto nella norma insomma, se si pensa che queste vicende cominciano a verificarsi con una frequenza sempre più allarmante, mettendo a repentaglio non solo l’ordine e la sicurezza pubblica, ma la vita di chi opera in queste strutture e quella degli operatori in divisa.
Se queste sono le premesse, non c’è da aspettarsi nulla di buono con lo smantellamento dei decreti sicurezza, ma solo il fragile innesco di una bomba a orologeria.